La deflazione e il rischio di congelare

Scopriamo perché non va sempre bene quando i prezzi scendono
05 Dicembre 2014 - 17:00

Pronto Orietta?

Pronto, eccomi!

Mi spieghi un po’ questa faccenda dello “spettro della deflazione” che si aggira per l’Europa?

Sappiamo tutti cosa sia l’inflazione: è quando i prezzi salgono. Ma non tutti hanno dimestichezza con la deflazione, che si verifica quando i prezzi scendono. Per capire meglio il fenomeno, immaginiamo la febbre di una persona: quando la temperatura è alta capiamo che è in corso una malattia. Allora, come prima cosa, generalmente si prende la tachipirina, per incominciare ad abbattere la temperatura. Fuor di metafora, all’aumentare eccessivo dei prezzi si può mettere in atto la una politica monetaria restrittiva alzando i tassi d’interesse.

Ma come per la febbre, la tachipirina da sola potrebbe non bastare, perché bisogna capire le cause scatenanti l’aumento della temperatura, allo stesso modo  bisogna sempre capire perché c’è inflazione: perché l’economia è in galoppante espansione, perché aumenta la domanda di beni. Oppure si può trattare di inflazione importata, quando per esempio salgono i prezzi delle materie prime all’estero e di conseguenza  salgono anche i prezzi dei beni che dipendono da quelle materie prime. Nel 2006/2007, per esempio, l’Italia ha sperimentato il fenomeno dell’inflazione importata. In quel periodo la Cina, per sostenere la sua forte espansione economica (si parlava di un tasso di crescita a due cifre: 14,2%) stava facendo man bassa delle materie prime, e  questo fece lievitare il prezzo delle stesse. La Banca Centrale Europea, senza nessun distinguo, fece l’ultimo rialzo dei tassi il 9 luglio 2008.

Quindi se con la deflazione i prezzi scendono, non è poi così male?

Apparentemente sembrerebbe di sì. Cosa c’è di meglio, per i nostri portafogli, che vedere i prezzi scendere? Ma attenzione! Se i prezzi scendono molto, allora significa, tornando alla metafora della febbre, che ci stiamo congelando! Così come esiste la temperatura corporea di equilibrio, esiste anche un equilibrio della crescita dei prezzi. L'Europa ha fissato questo equilibrio attorno al 2%. Il che significa che quando i prezzi crescono del 2% l’anno, si è in una situazione di normalità.

Qual è, allora, il problema? 

Ci sono due ordini di problemi. All’inizio la deflazione non è la causa ma l'effetto. È il tipico segnale di un’economia che da una recessione entra in stagnazione, con domanda debole e alto tasso di disoccupazione. Cambiando metafora, è il motore che si sta raffreddando e rischia di spegnersi totalmente: l’economia entra in una spirale negativa per cui il calo dei prezzi diventa questa volta causa di minor ricavi per le imprese che falliscono aumentando la disoccupazione e indebolendo ulteriormente la domanda. La deflazione, quindi, può essere più insidiosa ancora dell'inflazione: mentre l’inflazione la combatti con politiche fiscali e monetarie restrittive (es. aumenti i tassi e le tasse), uscire dalla deflazione è molto più complicato. Lla storia economica del Giappone lo dimostra. In questo caso la questione di fondo è: come stimolare e far ripartire la domanda di investimenti e di consumo?

E il secondo ordine di problemi?

La deflazione è particolarmente pericolosa per chi è indebitato. Infatti, se è vero che quando i prezzi scendono con 100 euro posso compro più cose di ieri, è altrettanto vero che se sono indebitato per 100 euro, dovrò restituire più cose per sanare il debito. In gergo si dice che, dato un valore nominale di debito, la deflazione aumenta il valore reale del debito, mentre l’inflazione erode il valore nominale. Detto diversamente: se una mela costa 10 centesimi, con 1 euro posso comprare 10 mele. In caso di infalzione, una  mela costa 12 centesimi, quindi con un euro compro solo 8 mele e un pezzetto. Se fossi indebitata per un euro, quindi, per risanare la posizione dovrò rendere meno di 10 mele. Al contrario, se siamo in deflazione e le mele costano 8 centesimi con 1 euro è possibile comprare 12 mele e mezzo. E pertanto, se fossi indebitata di 1 euro, invece che 10, dovrò rendere 12 mele e mezzo!

E quindi?

Quindi, uscendo dal paragone, se pensiamo a tutte le banche e ai paesi indebitati possiamo immaginare che cosa questo significhi. Per il nostro Paese, per esempio, che ha un debito pubblico pari a 133% del Pil, se la dinamica deflazionistica perdura, il debito diventa veramente insostenibile. E questo, purtroppo, è molto probabile.

La deflazione a settembre nei Paesi Ue
La deflazione a settembre nei Paesi Ue

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