Golpe, stragi, banche e povertà

POPWEEK, l'economia di una settimana
17 Luglio 2016 - 09:55
Recep Tayyip Erdoğan, painted portrait DDC_1707, di Thierry Ehrmann (CC BY 2.0)

Lo stato dell'economia

 

Settimana terminata in modo terrificante. Il tentato golpe in Turchia restituisce a Recep Taypp Erdogan il pallino del gioco e, come scrive Alberto Negri, più potere e più voglia di vendetta. Interessanti i dubbi di un esperto di cose turche di lungo corso come Antonio Ferrari: si è trattato di un golpe vero?

La sera prima, la bestiale follia di un povero disgraziato franco-tunisino fa 84 vittime (per ora) e permette all’Isis l’ennesima operazione di propaganda. L’economia, intanto, mentre il mondo impazzisce, continua a girare.

Per dirne una, di casa nostra. La guerra del Corriere della Sera, alla fine, l’ha vinta Urbano Cairo: si è portato a casa il 48,82% del capitale di RCS battendo la cordata Bonomi-Mediobanca (che partiva da ben più azioni, come si sa). Ha vinto grazie al fatto di essere un editore (perché RCS ha bisogno urgente di uno del mestiere) ma anche all’appoggio, decisivo, di Intesa SanPaolo.

 

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Burden sharing, si o no? È stata una settimana di trattativa serrata a Bruxelles, tra Roma, da una parte, e gli altri membri dell'Unione rappresentati dalla Commissione che lunedì e martedì, in occasione dell'Eurogruppo e dell'Ecofin, si sono ritrovati attorno a un tavolo nella capitale europea. Come scrive Il Sole 24 Ore, benché si parli di un'intesa ormai vicina per trovare una soluzione che eviti il tracollo di alcune banche italiane, in primis Montepaschi, l'opinione dominante in Europa è che la situazione delle banche italiane non sia ancora così grave da richiedere la sospensione tout court delle norme sul bail-in.

Insomma, in altre parole, il rischio non è ancora tale da mettere a rischio la stabilità finanziaria dell'Eurozona o avere un impatto sproporzionato sugli investitori chiamati in caso di fallimento a condividere, appunto, il peso del dissesto finanziario dell'istituto bancario di cui sono azionisti o correntisti con depositi sopra i centomila euro.

 

Certo, non tutti sembrano così tranquilli: su Twitter il ministro delle Finanze della Repubblica Ceca, Andrj Babis, ha detto che “per l'Europa la salute di alcune banche italiane potrebbe essere un problema più grave della Brexit”. Un'uscita che non piaciuta al nostro ministro e suo collega Pier Carlo Padoan, che ha replicato secco dicendo che “c'è una percezione distorta del nostro sistema bancario che rimane solido”.

 

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Chi intanto è finito “in punizione” sono Spagna e Portogallo – a cui non è bastata la vittoria agli Europei di calcio per sollevarsi il morale sotto il profilo economico – nei cui confronti l'Ecofin ha deciso di aprire una procedura di infrazione per il mancato rispetto degli obiettivi di riduzione del deficit fissati per il 2014 e il 2015.

 

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La Banca d'Inghilterra, invece, andando controcorrente rispetto alle attese, ha deciso di lasciare invariati i tassi d'interesse, a dispetto dei timori che la decisione di uscire dall'Unione europea possa portare la Gran Bretagna verso una fase recessiva.

 

 

Oltre lo specchio

A proposito di Brexit, Bloomberg racconta l'altro lato dell'uscita dall'Unione, che anche la nuova premier Theresa May ha detto di voler portare fino in fondo: il punto di vista è quello di quattro dei principali studi legali della City che raccontano i retroscena delle decisioni e soprattutto dei dubbi che assillano gli uomini della finanza londinese.  

 

 

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L'Istat ha diffuso giovedì il rapporto sulla povertà in Italia nel 2015. I risultati non sono consolanti: il 6,1% delle famiglie, pari a quasi 4,6 milioni di persone, vive in povertà assoluta ed è il dato peggiore dal 2005. In particolare, le difficoltà maggiori sono quelle delle famiglie con quattro componenti e di quelle formate solo da stranieri.

 

 

Bonus track

 

§ Attenzione che LinkedIn – racconta il Financial Times – sta potenziando Ideal Candidates, un software che serve ai datori di lavoro a cercare profili simili a quelli di un aspirante candidato o di un libero professionista a cui si rivolgono come fornitore e il risultato pare che sia estremamente preciso.

 

§ E voi sapete cosa sono i beacon? No, non è un ingrediente del nuovo panino di uno di quei famosi fast food americani, ma un dispositivo elettronico che in un futuro, molto prossimo probabilmente, ci aiuteranno anche a fare le nostre compere, attraverso il cellulare, come fossero una sorta di assistente digitale “personalizzato e proattivo”

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