Il conto della Brexit, il dopo Ior e i black manager

POPWEEK, l’economia di una settimana
02 Luglio 2016 - 12:23

Lo stato dell'economia

Quella che si sta concludendo, è stata – e non poteva essere altrimenti – la settimana del dopo Brexit. Si potrebbe quasi parlare di “svariate sfumature di Brexit”, parafrasando un celebre e scabroso best seller di qualche anno fa. Già, perché la decisione della Gran Bretagna di uscire dall'Unione Europea uscita dalla urne ha mostrato subito molteplici conseguenze, dagli effetti, forse, ancora da comprendere appieno. Lunedì infatti è proseguito il crollo delle Borse, con il record negativo di Milano (-3,94%) che ha poi rimbalzato il giorno successivo, raggiungendo +3,3% e , mentre la sterlina è affondata toccando il minimo degli ultimi 30 anni. L'agenzia Standard&Poor's, dal canto suo, ha deciso di tagliare il rating del Regno Unito, abbassandolo da AAA ad AA; stessa scelta per Fitch, la cui valutazione è passata da AA+ ad AA, con la previsione di un repentino rallentamento dell'economia britannica. Anche le aziende cominciano a sentire puzza di crisi: Ryan Air intende cambiare sede per non perdere i diritti da "compagnia europea" e punta a investire in Europa .

 

L'incertezza non piace all'economia, dicono gli economisti. Però anche le notizie false proprio non sono il massimo. E proprio la Brexit ha finito con il provocare un florilegio di bufale.

 

Mercoledì, la Stampa ha rivelato tutte le preoccupazioni espresse dal presidente della Bce Mario Draghi ai leader europei. Un potenziamento del Quantitive easing, di fronte all'incertezza, non è un tabù, nonostante non piaccia ai tedeschi. L'eco della Brexit, immancabilmente, è arrivato anche al Forum delle banche centrali europee, che si è svolto a Sintra da lunedì e mercoledì: secondo lo stesso Draghi l'impatto della Brexit sul Pil dell'eurozona potrebbe tradursi in un calo fino allo 0,5%, ed è necessario, ha affermato Draghi, agire subito sulle banche. 

 

E già, le banche sono un altro capitolo sensibile della questione: il governo italiano infatti sta pensando a uno scudo a sostegno degli istituti di credito e vorrebbe che la Commissione Ue autorizzasse l'allentamento dei vincoli di Stato. Un tema che, al Consiglio europeo straordinario convocato a Bruxelles a seguito dell'esito del referendum, ha suscitato un tagliente scambio di opinioni tra la cancelliera tedesca Angela Merkel, contraria, e il premier italiano Matteo Renzi, che ha replicato, ricordando che nel 2003 la Germania non rispetto le regole sugli aiuti di Stato iniettando 247 miliardi di euro nelle casse delle proprie banche. Per il momento la partita si è conclusa in favore dell'Italia: la Commissione Ue ha infatti annunciato giovedì un'autorizzazione preventiva per un fondo da 150 miliardi a garanzia delle banche italiane.

 

 

Oltre lo specchio

Oltretevere, invece, Papa Bergoglio – secondo quanto scrive Italia Oggi – sta pensando a cosa fare dello Ior, l'Istituto per le Opere di religione, considerato, un po' a torto, la “banca vaticana”. La banca centrale del Vaticano infatti è l'Apsa, abbreviazione di Amministrazione Patrimonio Sede Apostolica, che se si decidesse per la cancellazione dello Ior potrebbe raccoglierne l'eredità.

 

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Alla ricerca di un obiettivo: si può riassumere così una ricerca delle Nazioni Unite che afferma che il 70% dei Millennials vorrebbe lavorare per un'azienda “orientata a uno scopo”. In altre parole, spiega Max Bergami, professore di Organizzazione Aziendale nell’Università di Bologna e Dean di Bologna Business School, “i giovani hanno in mente il futuro” e dunque cercano esperienze che vadano oltre la sola attività lavorativa e producano un impatto positivo sul territorio. Come accadeva ai tempi di Adriano Olivetti o, ai giorni nostri, con Brunello Cucinelli.

 

 

Bonus track

§Globalizzazione addio?”, si chiede Repubblica in un'inchiesta in cinque puntate che prova ad analizzare che cosa è accaduto nel mondo dell'economia e della finanza, dagli anni ruggenti delle bolle tech a chi vorrebbe di nuovo le frontiere.

 

§ Il colore della pelle conta per fare l'ad? In Sudafrica, racconta Quartz, se ne discute da quando il 20 giugno Rob Shuter è diventato il nuovo amministratore delegato della compagnia telefonica MTN al posto di Sifiso Dabengwa, originario dello Zimbabwe, suscitando il disappunto del Black Management Forum, organizzazione impegnata a sostenere lo sviluppo delle capacità manageriali e di leadership in particolare tra le persone di colore.

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