Il valzer del bail-in e le purghe del Sultano

POPWEEK, l'economia di una settimana
22 Luglio 2016 - 15:39

Lo stato dell'economia

Pronti a tutti, ancora una volta. Così Mario Draghi, governatore della Banca centrale europea, ha sintetizzato la posizione dell'istituto giovedì, dopo il primo consiglio direttivo dal referendum del 23 giugno che ha segnato la volontà della Gran Bretagna di uscire dall'Unione europea. Come la Banca d'Inghilterra, anche la Bce ha lasciato i tassi invariati, confermando l'intenzione di mantenerli ai livelli attuali fino almeno a marzo 2017. Allo stesso modo, è stata confermata l'impostazione del quantitative easing, anche se un possibile risvolto negativo consiste nel rischio che non ci siano abbastanza bond da acquistare…

Draghi, poi, non ha trascurato neanche il tema delle banche, affermando che i crediti deteriorati “sono un problema da gestire” e che nelle regole del bail-in “è prevista tutta la flessibilità necessaria”. Ma ha anche aggiunto - miele per l'Italia - che "in circostanze eccezionali" è possibile un intervento dello Stato per evitare una svendita dei crediti deteriorati. A tal proposito, martedì a Lussemburgo la Corte Ue ha stabilito che l'applicazione del bail-in in Slovenia, che aveva comportato l'azzeramento delle azioni e dei titoli subordinati, è stata regolare. Una doccia gelata per le speranze del governo italiano di ottenere un trattamento differenziato nel caso fosse necessario un intervento a sostegno del sistema bancario tricolore, anche se qualche spiraglio sembra esserci ancora, dato che la sentenza afferma che la Commissione europea non è dispensata “dall'obbligo di esaminare le specifiche circostanze eccezionali che uno stato membro invoca". 

 

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A proposito di banche, il Monte dei Paschi attende venerdì il via libera della Bce sul piano proposto per “ripulirsi” dai 9,7 miliardi di crediti deteriorati, nello specifico sofferenze nette. L'obiettivo, richiesto da Francoforte, è risanare tutto entro il 2018.

 

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Il Fondo monetario internazionale intanto ha abbassato nuovamente le stime di crescita dell'economia globale – meno 0,1% per una crescita complessiva fissata ora a 3,1% per il 2016 - come conseguenza di Brexit. Per la Gran Bretagna, in particolare, la previsione scende dall'1,9 di aprile all'attuale 1,7%. Insomma, come commenta Ferdinando Giugliano su Repubblica, la decisione presa al referendum si configura sempre più come “un bastone tra le ruote della crescita”.

 

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A voler parlare di cose che cambiano - ma forse neanche troppo - lunedì la Bundesbank ha chiesto di “dismettere” la Troika per sostituire l'organismo di controllo con un nuovo fondo europeo di salvataggio. Una soluzione che, ovviamente, aumenterebbe le possibilità di controllo su come sono spesi i fondi destinati a sostenere le economie più deboli dell'Eurozona.

 

Oltre lo specchio

È in via di approvazione al Senato la riforma della legge di Bilancio che conterrà, tra le novità, anche l'inserimento degli indicatori di Benessere equo e sostenibile nel Def, il documento di economia e finanza. Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera e primo firmatario del disegno di legge, ha raccontato in un'intervista su EticaNews il senso di questo cambiamento.

 

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Nel caso ve lo chiediate, la Turchia - dove durante la settimane le purghe post fallito colpo di Stato da parte del presidente Erdogan hanno subito un'escalation sempre più preoccupante finendo per toccare, oltre ai militari, anche le università – oltre a essere uno snodo rilevante dal punto di vista geopolitico, lo sono anche da quello economico. Circa 48mila navi merci transitano per il Bosforo ogni anno – spiega IlSole24Ore -  così come il Paese è anche un crocevia di oleodotti e gasdotti provenienti dal Mar Caspio e da Paesi come Azerbaigian e Kazakistan, con l'obiettivo probabile di diventare un hub del gas naturale per tutta l'Europa grazie ad accordi in corso di definizione con l'Iran. Senza dimenticare che in Turchia hanno sede parecchi stabilimenti industriali.

 

Bonus track

§ Partecipare a un vero matrimonio indiano, con tanto di danze in stile Bollywood, è il vostro sogno? In caso sia così, racconta Quartz, che a Brisbane, in Australia, è nata da circa un mese una startup - Joinmywedding.com – che pagando un biglietto di circa 300 dollari Usa vi permette di essere “invitati”. Provare per credere (e nel caso, poi, fateci sapere com'è stato!).

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