L'America a motore (quasi) spento

Cosa è lo shutdown che fa paura alle Borse e blocca gli Usa
14 Ottobre 2013 - 13:30

Repubblicani e democratici trattano sul tetto del debito per fermare uno shutdown che dura ormai da due settimane. I protagonisti della vicenda sono soprattutto questi due signori nella foto: Barack Obama, presidente degli Stati Uniti, e lo speaker (il presidente) della Camera dei rappresentanti, il “duro” repubblicano dell'Ohio John Boehner. Ma cosa è lo shutdown? Facciamo un po' di chiarezza.

 

Lo stop federale

Dal 1° ottobre 2013, primo giorno dell'anno fiscale 2014, tutta l'amministrazione federale degli Stati Uniti è entrata nella fase di “shutdown”, parola che significa “arresto”, “blocco”, “spegnimento”. Significa che l'amministrazione civile del Paese più potente del mondo si ferma perché mancano i soldi. Di fatto, dal 1° ottobre, 800.000 impiegati statali sono stati lasciati a casa in congedo temporaneo, mentre un milione di altri addetti dello Stato sono stati invitati a restare al lavoro, ma senza che venga corrisposto lo stipendio. Sono garantiti solo i servizi essenziali, o meglio “excepted”. Una infografica del New York Times spiega bene chi lavora e chi no.

 

Perché si ferma tutto

Tecnicamente i soldi non possono essere erogati finché Camera e Senato (che insieme formano il Congresso) non danno il via libera all'innalzamento del livello di indebitamento dello Stato federale. Giovedì 17 ottobre è il giorno in cui il debito degli Stati Uniti tocca il limite ( si chiama debt ceiling) di 16.699 miliardi di dollari. I repubblicani, che hanno la maggioranza alla Camera, hanno detto no a un'innalzamento del tetto, come già avvenuto in passato, accusando la Presidenza Obama di sperperare il denaro e di non voler tagliare la spesa. Uno shutdown si è già verificato 17 volte dal 1977 a oggi, ma solo nel dicembre 1995 è durato così tanto come ora, arrivando anzi a 21 giorni. Nel 2011 un braccio di ferro tra i repubblicani e l'amministrazione Obama sull'innalzamento del tetto del debito oltre la scadenza fissata per la decisione aveva provocato un calo di borsa nell'estate e il primo downgrade del debito Usa da parte di Standard & Poor's .

 

Cosa c'è dietro

I repubblicani puntano il dito contro Obama e il suo Obamacare, la riforma sanitaria che assiste una buona fetta dei milioni e milioni di americani che non possono pagarsi le cure mediche. Infatti il no dei repubblicani mira proprio a ottenere un taglio o almeno un rinvio della riforma che proprio in questo 2014 entra effettivamente in vigore.

Dopo il fallimento delle trattative tra il numero uno della Casa Bianca e la Camera, saldamente in mano ai repubblicani guidati dal duro antitasse John Boehner, la parola è ora al Senato, al leader dei democratici Harry Reid e a quello dei repubblicani Mitch McConnell. Barack Obama resta fermo sulla sua posizione, forte dei sondaggi che gli danno ragione e imputano lo shutdown ai repubblicani: ha precisato che i repubblicani devono porre fine allo shutdown senza condizioni e innalzare il tetto del debito di almeno un anno e non di sole sei settimane.

 

Cosa si rischia

Secondo diversi analisti, dopo il 17 ottobre gli Stati Uniti rischiano seriamente il default (in quanto insolventi) se non si trova l'accordo. Infatti già il 23 ottobre deve pagare 12 miliardi di dollari per la Social Security (le pensioni). Il problema interessa tutti, perchè se stanno male gli Stati Uniti, l'intera economia mondiale rischia un colpo micidiale. Basti dire che stando ai dati di luglio 2013 la Cina detiene 1300 miliardi di dollari del debito Usa, 1100 miliardi il Giappone, 287,7 i paesi caraibici. Fino ai 27,5 miliardi dell'Italia.

Dopo il fallimento della trattativa diretta tra amministrazione Obama e leader repubblicani, la ricerca di una soluzione passa attraverso il confronto tra i leader dei due schieramenti al Senato, il democratico Harry Reid e il repubblicano Mitch McConnell.

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