Le speranze di Wall Street, le paure di Piazza Affari

POPWEEK, l'economia di una settimana
21 Novembre 2016 - 17:00
Palazzo Koch, sede della Banca d'Italia (foto di Lalupa - CC BY-SA 3.0)

Lo stato dell'economia

Mentre la Borsa di Milano continua a mostrare le difficoltà del sistema bancario italiano (la settimana scorsa è finita con un potente segno meno, e quella nuova parte in crescita solo grazie ai titoli petroliferi) dall'altra parte dell'Atlantico l'effetto Trump è proseguito: borse in crescita, record storico per l'S&P500. I motivi sono chiari: la finanza festeggia l'annunciato taglio delle tasse in America e teme i colpi di coda della possibile vittoria del no al referendum in Italia, soprattutto per le banche e la tenuta dell'euro.

Venerdì un campanello d'allarme era giunto da Bankitalia: nel suo rapporto semestrale sul credito, via Nazionale si è esposta affermando che a dicembre, in concomitanza con il referendum, la Borsa italiana rischia di vivere un momento di seria turbolenza. Dall'inizio dell'anno, infatti, le vendite dei titoli bancari non accennano a diminuire, mentre il settore creditizio non sembra aver avuto benefici dalla tiepida ripresa economica.

 

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Intanto il giudizio dell'Unione europea sulla manovra italiana è arrivato sotto forma di un rinvio a primavera: “c'è un rischio di non rispetto del patto di Stabilità e di quello di Crescita” afferma il comunicato della Commissione, che ha preso in modo sofferto la decisione di riservarsi sulla valutazione definitiva fino alla prossima primavera. Negli ultimi giorni la linea di Bruxelles sull'austerity è cambiata in direzione di una moratoria: l'idea del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker infatti è quella di mettere un freno alle politiche di contrazione della spesa nei prossimi due anni, mettendo apertamente in discussione l'atteggiamento di Paesi come la Germania, e l'Olanda, che invece dovrebbero rilanciare i consumi e gli investimenti.

 

A scanso di equivoci, con la speranza di garantirsi ulteriori margini di contrattazione a primavera, il governo italiano ha deciso mettere il veto sulla revisione del bilancio europeo 2014-2020. Il sottosegretario agli Affari Esteri Sandro Gozi ha affermato che l'Italia “è stanca delle ambiguità e delle contraddizioni europee”. La questione in sostanza riguarda il fatto che per via di modifiche sostanziali relative alle spese per l'immigrazione, innalzate di 2,5 miliardi, e di altri 1,4 destinati alla crescita, il bilancio dovrebbe essere approvato all'unanimità dai Paesi membri. La decisione italiana, se confermata, è una sfida a quei Paesi – come ad esempio l'Ungheria – che incassano dall'Ue più di quanto ricevono, ma che in specifici frangenti, come appunto per la gestione della crisi dei migranti, non hanno mostrato un atteggiamento particolarmente solidale e dunque, senza la variazione di bilancio, potrebbero “incassare” meno riguardo alle voci in questione.

 

 

Oltre lo specchio

E se il restauro degli edifici danneggiati dal terremoto fosse finanziato attraverso i social bond? L'idea non è detto del tutto peregrina e potrebbe salvare “capra e cavoli”, impegnando lo Stato solo a garantire l'investimento, a scanso di rischi per chi deciderà di acquistare questi particolari titoli con finalità sociale, invece di dover mettere direttamente i soldi. E potrebbe anche contribuire ad alleviare gli attriti tra Roma e Bruxelles sui numeri della manovra.

 

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Da diversi giorni si parla molto di secondary ticketing o, in italiano, bagarinaggio online. Perché dopo un servizio della trasmissione Le Iene, a Milano è stata aperta un'inchiesta per capire se è vero che, tra i soggetti coinvolti, ci sono società come la multinazionale Live Nation che organizza concerti, ma che – contemporaneamente – è proprietaria e, dunque, gestirebbe la vendita illegale di biglietti a prezzi maggiorati su altri siti web diversi dai canali ufficiali.

 

 

Bonus track

§ Il costo esorbitante delle abitazioni in California, nella Bay Area, cioè la zona che ospita le principali città sedi di aziende tech come Facebook e Google, è diventato un problema politico. Racconta il New York Times come nelle ultime elezioni comunali diversi candidati che avevano nei propri programmi idee legate alla risoluzione del problema. Solo che le ipotesi sono piuttosto varie: diverse città, per esempio, sembrano voler continuare a fare affidamento sugli spazi abitativi dei comuni vicini, incuranti dei lunghi tragitti e annessi ingorghi che il pendolarismo determina, altri stanno pensando di “limitare” il numero di lavoratori che le aziende potranno assumere...

 

§ Lo sapevate che gli involtini primavera sono uno dei cibi di strada più venduti in Senegal? Sembra strano, ma Slate racconta la storia che c'è dietro questa attività economica a cavallo tra Asia e Africa. 

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