L'impossibile scienza dell'azzardo

Paolo Canova, coautore di Fate il nostro gioco: "Perdere è matematico"
25 Maggio 2016 - 18:39
Paolo Canova e Diego Rizzuto

 

Giorno 6 aprile 2009. Nella notte, L’Aquila è sconvolta da violente scosse sismiche, che causano danni umani ed economici incalcolabili: 309 morti, 1600 feriti, 80mila sfollati, una città intera e diversi comuni vicini da ricostruire. Il 28 aprile 2009, il governo Berlusconi, allora in carica, vara un decreto legge in cui enuncia una gamma di "interventi urgenti a favore delle popolazioni colpite", e prevede, al capo V, di affidare il reperimento della maggioranza delle risorse economiche, stimate "non inferiori a 500 milioni di euro annui", all’introduzione di nuove forme da gioco, dai casinò on line a nuove tipologie di giochi con più estrazioni giornaliere, e all'apertura delle tabaccherie anche nei giorni festivi. Una sorta di spartiacquae che ha rilanciato definitvamente il ruolo dello stato nel gioco d'azzardo.

Ironia della sorte, sempre in quel 2009, a fine ottobre, vede la luce il progetto Fate il nostro gioco, ideato e realizzato da Paolo Canova, matematico, e Diego Rizzuto, fisico. Obiettivo è dimostrare in maniera divertente ma rigorosamente scientifica che al gioco d’azzardo "perdere è matematico e vincere giocando è impossibile". Un progetto che oogi è divenato un libro, pubblicato nel marzo 2016 dalla casa editrice Add.

Spiegare divertendo è diverso da vietare

"Inizialmente - rivela Paolo - abbiamo scelto il gioco d’azzardo come pretesto per poter portare al grande pubblico la matematica e in particolare la legge della probabilità. È soltanto con l’approfondimento del tema e con l’appassionarci ad esso che oggi l’ordine degli addendi si è ribaltato: la matematica non è più il fine, ma lo strumento con cui sensibilizzare riguardo ai rischi del gioco d’azzardo". Soprattutto le giovani generazioni: è in aumento, infatti, il numero di teenager che giocano d’azzardo in Italia. Nel 2015, secondo ESPAD®Italia, uno studio condotto dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr, sono stati registrati oltre un milione di giocatori tra i 15 ed i 19 anni, l’8% egli studenti italiani. È scontato ricordare che il gioco è vietato ai minori di 18 anni!

L’intuizione originale di Paolo e Diego, che è la forza del loro progetto, è quella di aver scelto i numeri per mostrare i rischi rispetto a questo tema, vera piaga del nostro paese. Diverse sono le iniziative nate negli anni per contrastare il fenomeno del gioco: come l’Associazione No Slot, partita per iniziativa della rivista Vita e dalla Comunità casa Giovane di Pavia, che riunisce diversi soggetti (associazioni, enti locali, esercenti, singoli cittadini) per dare più forza alla battaglia contro il gioco d’azzardo; svolge infatti, contemporaneamente, un’azione di lobbing e di informazione. Dal luglio 2013 è nata anche la campagna SlotMob, e da quest’anno è divenuta anche occasione di festa, con l’iniziativa SlotMob Fest del 7 e 8 maggio.

Ciò che però caratterizza davvero l’iniziativa dei due giovani studiosi torinesi è di mettere le loro conoscenze scientifiche a servizio dell’educazione, prendendosi il tempo lungo delle spiegazioni e dimostrazioni, più che non affermare apoditticamente che non si debba giocare. "Perché - spiega Paolo - dove vige il divieto è probabile che sorga presto l’alternativa al divieto! Come è capitato a Bolzano: nel 2014 sono state vietato le slot machine e presto sono comparsi i Totem!".

 

Spiegare divertendo può diventare un lavoro

Paolo e Diego a partire dalle loro conoscenze scientifiche e grazie alla loro creatività si sono inventati il lavoro su misura. "Ho lavorato per diversi anni presso Reale Mutua - racconta Paolo - e non è stato semplice decidere di abbandonare la certezza del posto fisso per tentare la via imprenditoriale". Tutto ha preso il via nel 2009, quando, in occasione della VII edizione del Festival della Scienza a Genova i due amici torinesi hanno allestito, quasi per gioco, una mostra interattiva sull gioco d’azzardo, in cui la gente era chiamata a cimentarsi scommettendo e prendendo confidenza con la categoria matematica di probabilità. La mostra è stata un successo e ha svelato la portata euristica del gioco e della simulazione rispetto al tema. Da lì è nata l’idea di sviluppare dei laboratori didattici, dei corsi, una vera e propria conferenza-spettacolo, e, infine, un libro!

Dopo un paio d’anni di successi e crescita degli interventi proposti sul gioco delle scommesse, sono proprio Paolo e Diego a scommettere. Nel 2012 insieme a Sara Zaccone costituiscono una società a nome collettivo, Taxi 1729, società di formazione, comunicazione e divulgazione scientifica. "Abbiamo cominciato, sperimentato, sbagliato, corretto il tiro - dice Paolo - e in generale siamo stati molto fortunati a sopravvivere per tutto questo tempo e anzi a continuare a fare questo lavoro con un numero sempre maggiore di richieste". I prossimi passi? Indagare il vasto campo della finanza comportamentale. Perché anche lì ci sono parecchi luoghi comuni da sfatare.

 

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